Euro 2020: le polemiche si susseguono, il calcio passa in secondo piano, ma gli azzurri ci dimostrano ancora una volta che non bisogna smettere di seguire la Nazionale

È davanti agli occhi di tutti che il Campionato Europeo in corso verrà ricordato quasi più per episodi extracampo o che con il gioco del pallone in sé non hanno un gran che da spartire.

Si parte con il malore che ha colto all’improvviso lo sfortunato Christian Eriksen nella partita d’esordio della sua Danimarca; si prosegue con Cristiano Ronaldo e Paul Pogba che, in barba agli sponsor che, volenti o nolenti, rendono anch’essi possibile la realizzazione del torneo alla quale i due campioni partecipano e per la cui partecipazione incassano, improvvisano un teatrino con i prodotti dei suddetti; si continua con invasioni di campo da parte di fantomatici sostenitori di organizzazioni no profit che planando con i più svariati mezzi sul terreno di gioco sperano di ottenere visibilità e di far parlare di sé e dei loro utopistici scopi; poi è la volta della polemica sull’illuminazione dell’ Allianz Arena di Monaco con i colori dell’arcobaleno per sostenere le politiche LGTBQI ecc. (operazione prima negata dalla UEFA che poi, forse sovrastata dai sensi di colpa nei confronti del politicamente corretto aggiusta il tiro e tinge dei colori dell’arcobaleno il proprio logo); infine (sino ad ora…e si spera “anche basta”) la polemica sull’inginocchiarsi o meno delle squadre. Ultimo in ordine di tempo il caso della nazionale italiana.

Sempre più spesso si prende il mondo dello sport (e del calcio in particolare) come specchio della società o prosecuzione degli scopi della politica da perseguire con altri mezzi, ma ricordiamoci che un campionato Europeo, così come ogni competizione, è fatto di partite e va ricordato solo ed esclusivamente per questo. Tutto ciò che non è calcio o che non sia strettamente legato ad esso deve rimanere fuori dal campo. Doveva essere l’Europeo della rinascita, della ripartenza e della ritrovata socialità invece per adesso è solo l’ennesimo palcoscenico per esibire e diffondere spot elettorali e beghe di partito che finiscono per prevaricare sul valore sportivo, culturale e sociale che un evento come questo genera negli appassionati e non. Tutto ciò di cui veramente non c’era bisogno soprattutto dopo un anno e mezzo in cui lo sport è stato totalmente annientato; non solo, tutto ciò che genera lo sport è stato messo da parte: la socialità, la voglia di condividere con il prossimo l’emozione di una partita o di un gol segnato dalla squadra che tutti tifiamo, la Nazionale appunto, il fremito dell’attesa tra un match e l’altro, l’adrenalina nel vedersi affrontare Cristiano Ronaldo e Lukaku, Mbappè e Kroos, ma anche la speranza che la “piccola” Ungheria possa fermare i giganti della Francia o i temibili tedeschi…tutto questo sembra essere passato in secondo piano.

Ecco, tutto per dire che additare a razzisti, omofobi, xenofobi, “calciofobi” “europofibi” e tutte le fobie che volete, 6 calciatori azzurri che non si sono inginocchiati prima del fischio di inizio della partita con il Galles è veramente paradossale. Il comportamento adottato dai nostri atleti non va condannato a priori, il loro è stato semplicemente una manifestazione di libertà; quella libertà che ti porta a pensare con la tua testa, che fa si che ognuno possa esprimere le sue emozioni, i suoi ideali e le sue decisioni in maniera netta, libera da vincoli e non succube di un conformismo che lacera le coscienze.

Un gesto come questo era necessario senza ombra di dubbio; il dissenso, il non farsi fagocitare dalla massa, la capacità di pensare con la propria testa è manifestazione di LIBERTA’. LIBERTA’, LA STESSA LIBERTA’ che da più di un anno si invoca a gran voce a causa dell’orribile, ingiustificabile e assolutamente condannabile episodio che ha comportato la morte di George Floyd. Il ragazzo afroamericano non doveva morire o se, malauguratamente veramente fosse giunta la sua ora, non doveva farlo così e su questo non si discute né prima, né ora, né mai; l’inumano poliziotto è stato condannato e sconterà la sua pena come è giusto che sia! E’ indiscutibile che si debba combattere a spada tratta ogni forma di discriminazione o violenza se vuoi vivere su questo pianeta, ma occhio a non confondere la battaglia ideologica con la difesa dei diritti perché altrimenti bisognerebbe inventare un gesto per ogni cosa e customizzare i comportamenti degli individui rendendoli delle macchine prive di capacità cognitive. Il ragionamento portato avanti da certe correnti filosofiche, politiche e sociali perché non vale per tutti? Perché non ci inginocchiamo per Saman, uccisa a Reggio Emilia dal fanatismo di chi, pur invitato caldamente, non vuole assolutamente integrarsi a causa di fanatismi religiosi incomprensibili; perché i paladini di queste iniziative non si inginocchiano per i dissidenti rapiti e spediti chissà dove dal dittatore Erdogan, perché non si inginocchiano davanti alle donne e agli omossessuali seviziati e uccisi barbaramente in Iran? Ecc.

Trasformare ogni episodio di violenza in una bandiera per la difesa di qualcosa o qualcuno attraverso la stessa arma ossia la denigrazione del prossimo che scegli come colpevole non può che generare altre discriminazioni e con esse ulteriore violenza, lo insegna la storia!

Detto ciò, lunga vita ai 6 ragazzi italiani che hanno dimostrato quanto sia importante poter esprimere le proprie idee liberamente, onore a chi inginocchiandosi crede realmente e fermamente di poter dare un segnale forte alla lotta contro ogni genere di discriminazione (si, ci sono anche quelli che ci credono veramente ed è giustissimo che sia così!)! Il Campionato Europeo 2020 lo vincerà chi non si genufletterà davanti alla bandiera del conformismo e del pensiero unico anche se dovesse trovarsi tutti contro, dimostrando così che la libertà è una ed irrinunciabile sia essa bianca, nera o multicolore!

Forse la soluzione che avrebbe frenato ogni polemica poteva ritrovarsi, come spesso accade, nel mezzo. La Federazione azzurra e con essa la squadra avrebbe potuto lasciare libero arbitrio ai giocatori circa l’inginocchiarsi prima del calcio d’inizio in modo tale che nessuno si sentisse forzato a fare gesti che può lecitamente condividere e allo stesso tempo chi viceversa, credesse nell’iniziativa Black LivesMatters avrebbe potuto sostenerla senza remore. La Nazionale ha scelto di non aderire in maniera netta, ma ha già fatto sapere che si inginocchierà venerdì 2 luglio prima del match con il Belgio per solidarietà ai Diavoli Rossi che, come sappiamo, sostengono a pieno la causa; scelta condivisibile o meno, non sta a noi dirlo, ciò che ci piace è che ancora una volta l’Italia ha dimostrato al mondo il valore del “libero pensiero”.

Cerchiamo di goderci questo ultimo scorcio di competizione per quello che è realmente, un torneo che vede affrontarsi le più forti nazionali al mondo composte da alcuni tra i calciatori migliori al mondo. Godiamo dello spettacolo che solo il calcio sa dare e dimentichiamo tutto il resto, o almeno dimentichiamocene fino all’11 luglio. Godiamoci questo momento e facciamo nostro il sogno che gli azzurri ci stanno regalando e chissà che, non un inginocchiamento, ma magari un battito di mani di tutti gli italiani possa risuonare a Wembley!

ARTICOLO DI ALVISE GUALTIERI

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