RIPORTIAMO IN CAMPO LE CATEGORIE “MINORI”: APPELLO E SPERANZE DI UN PRESIDENTE DI ECCELLENZA…

Ultima formazione schierata dal Pianura prima dello stop Covid (fonte pagina Facebook Pianura calcio 1977)

Mentre i campionati dalla Serie A alla Serie D, nonostante varie difficoltà proseguono nel loro regolare svolgimento, esistono categorie calcistiche “minori” molto competitive ma ferme da mesi a causa della pandemia. I club impegnati in queste categorie spesso sono guidati da imprenditori che investono cuore e soprattutto soldi. Tra questi club c’è la ASD Pianura Calcio 1977, militante nel campionato di Eccellenza Campania: abbiamo intervistato il presidente del sodalizio napoletano, Pietro Di Costanzo, il quale ci ha aiutato ad inquadrare meglio il difficile scenario attuale, senza perdere di vista gli obiettivi per l’immediato futuro del suo club.

Presidente, l’ultima partita ufficiale disputata dal Pianura risale al 24/10/2020: da allora ci sono stati passi in avanti circa la ripartenza del campionato di Eccellenza?

«Al momento gli organi federalisi sono solo espressi sul come si “vorrebbe” organizzare la prosecuzione del campionato. Il tempo però non è dalla nostra parte, spero si provveda a ricominciare presto e con le dovute cautele».

Nel caso in cui si decidesse di ripartire, quando si tornerebbe in campo?

«Da quanto ho capito si ipotizza metà aprile».

L’8 febbraio sulla vostra pagina Facebook, oltre a dichiararvi favorevoli alla ripartenza del torneo, accennate ad un possibile blocco promozioni e retrocessioni per le società che decideranno di non ricominciare la stagione. La maggioranza dei club vuole ripartire al prima possibile, oppure ha già la testa al 2021/2022?

«Non guardo in casa di altri, parlo per la mia società che non vede l’ora di riiniziare. Proiettarsi già al prossimo campionato non mi sembra una cosa corretta: noi abbiamo investito tanto su giocatori, strutture ecc… Non è giusto dover perdere tutto quello che abbiamo creato, la vedo come una mancanza di rispetto».

In questi mesi sicuramente difficili, sia economicamente sia psicologicamente, ha mai pensato di mollare tutto?

«Mollare? No mai! Il progetto Pianura deve continuare, ci siamo prefissati degli obiettivi e li vogliamo raggiungere. Ciò che scoccia è la situazione di attesa infinita che stiamo vivendo».

Ha costruito una squadra con ambizioni di alta classifica, composta da diversi calciatori e l’allenatore provenienti da categorie superiori, generando un entusiasmo che ha coinvolto molti sponsor. Questi ultimi si sono defilati a seguito del blocco dei campionati per Covid? Che dimensioni ha il danno economico causato dal virus alla vostra società?

«Abbiamo creato una squadra che puntasse a vincere il campionato, una squadra ben studiata sia dal punto di vista tattico sia dal punto di vista degli uomini grazie alle preziose indicazioni del nostro mister Salvatore Marra, che a mio avviso non c’entra niente con queste categorie. Un grande allenatore con un gran curriculum sia da ex calciatore (Marra ha vestito anche le casacche di Messina ed Avellino ndr) che da allenatore.
I danni economici causati dal virus sono notevoli, ma per rispetto e dovere morale nei confronti dei nostri sponsor abbiamo deciso di interrompere i pagamenti, nonostante siano linfa vitale per le società di calcio».

Quali conseguenze psicologiche ha causato al gruppo squadra, la mancanza delle partite ufficiali? Cosa sente di dire pubblicamente ai suoi calciatori ed al suo mister, che in questo lungo stop si “accontentano” di effettuare solo allenamenti e partitelle in famiglia?

«Posso solo ringraziare la squadra per aver creato insieme a noi una vera e propria famiglia. Siamo quotidianamente in contatto e parliamo di tutto. Naturalmente loro hanno una grande voglia di ricominciare, così come l’abbiamo noi. Aspettiamo soltanto che ci diano il permesso di ripartire».

In questo periodo di blocco covid, ci sono stati atleti della rosa che hanno richiesto lo svincolo? Magari per approdare in Serie D, categoria nella quale le partite ufficiali sono consentite?

«In verità no. La maggior parte della rosa ha espresso il desiderio di rimanere con noi, nonostante tanti giocatori avessero richieste dalla Serie D..ciò dimostra l’attaccamento che hanno a questa società e per noi è motivo di orgoglio aver creato una vera e propria famiglia».

Qualora si dovesse ripartire, il pubblico non potrà essere sugli spalti. Nelle categorie minori, i tifosi diventano ancora più importanti. Quanto sarà difficile per il Pianura giocare senza di loro?

«Sarà triste giocare senza il nostro pubblico, ma il loro sostegno lo percepiamo comunque ogni giorno. I ragazzi avvertono il calore dato dai nostri tifosi, anche se manifestato solo virtualmente tramite social. Il gruppo di tifosi che abbiamo merita davvero tanto. L’intero progetto va avanti anche per loro e per il nostro quartiere che merita una vera squadra di calcio».

Tralasciando la questione pandemia, quali sono gli obiettivi del progetto Pianura Calcio, un club che rappresenta uno dei quartieri più popolosi della città di Napoli e che pochi anni fa con un’altra proprietà al timone, sfiorò la promozione in Serie C. Volete rinverdire quei fasti? Sarebbe un’occasione di riscatto sociale per un quartiere grande ma spesso dimenticato dalle istituzioni.

«Il nostro obiettivo è quello di creare un punto di riferimento calcistico a Pianura, creare una squadra che possa frequentare stabilmente categorie superiori rispetto alle attuali…magari approdando lì dove il “vecchio Pianura” non è riuscito….».

Quale “follia” sarebbe disposto a fare per vedere la sua squadra in Serie D? Nel 2001 la Ferilli si cimentò in uno spogliarello dopo la vittoria dello scudetto della sua Roma. Lei?

(ride ndr)«sarei disposto a verniciare casa di bianco e azzurro con il logo del Pianura in bella vista».

In conclusione, vuole approfittare delle pagine del nostro sito, per lanciare un appello pubblico alla federazione, affinché il campionato riparta con le dovute garanzie?

«Assolutamente si, poiché tantissime società al nostro pari hanno investito capitali importanti. Non mi sembra affatto giusto chiuderlo così».

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