La proposta di un medico: vaccinare tutti i calciatori di serie A!

Calcio, vaccino sì o vaccino no? Bassetti dice la sua.

Il Direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova ha pubblicato un post sul suo profilo Instagram nel quale propone di vaccinare i calciatori di serie A. Immediata la polemica sui social.

Nei giorni scorsi, attraverso i propri profili social, il Dott. Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, ha lanciato una proposta che sa di provocazione, la quale, a giudicare dalle reazioni suscitate prima sui social poi tra i media ha colpito nettamente nel segno.

Cosa dice Bassetti.

Il Professore sul suo profilo Instagram ha pubblicato un post, poi ripreso da varie testate giornalistiche online e cartacee nel quale proponeva di somministrare il vaccino contro il Covid-19 a tutti i calciatori di Serie A quando ve ne fossero le dosi disponibili. Apriti cielo…verrebbe da dire!  Infatti, non è passato il tempo di pubblicare il post che il virologo ligure si è visto catapultato in un vortice di polemiche, insulti, denigrazioni da parte di soggetti, che come spesso capita, non hanno saputo cogliere il giusto valore delle parole.

Il dottore, nel suo post, ci ha tenuto a precisare che se si procedesse alla vaccinazione di massa dei calciatori si darebbe un segnale propagandistico importante poiché-dice il prof. su Instagram-

1) Eviterebbe cluster che poi possono avere ripercussioni con il mondo che circonda ogni calciatore”, il che significa evitare un ampliamento del contagio in chi gravita intorno agli atleti.

2) “si escluderebbero problemi al campionato con il rischio di rinvio di partite o peggio di interruzioni del campionato”. L’affermazione arriva immediatamente dopo l’ennesimo rinvio di un match quale Lazio-Torino dello scorso martedì 18 Marzo. La squadra granata, infatti è stata fermata dall’ASL del Piemonte a causa di un focolaio di variante inglese creatosi all’interno del gruppo squadra. Senza dimenticare l’eterna vicenda relativa all’ ancora mai disputata gara tra Juventus e Napoli, oggetto in questi giorni di ulteriore rinvio richiesto dalle società per un accavallarsi (inevitabile) di impegni sportivi che non ha mancato di destare sontuose polemiche come si evince dalle pagine di calciomercato.com e dalla lettera inviata agli organi della Federazione dal presidente della Roma Dan Friedkin.

3) “si darebbe un segnale preciso agli scettici, cioé̀ coloro che hanno dubbi sul vaccinarsi, con un esempio dato da chi ha un grande potere comunicativo e una profonda influenza su uno sterminato numero di persone.” E’ in quest’ultima affermazione del virologo che risiede l’intero significato delle parole usate a scopo provocatorio. Il concetto è molto semplice, sfruttare il mondo del calcio come “sponsor” della più grande campagna vaccinale del secolo potrebbe portare sicuro giovamento a livello mediatico. Da sempre grandi marchi di beni di consumo di qualsiasi genere mettono sotto contratto i calciatori famosi per fare le pubblicità dei loro prodotti, se lo fanno è perché sicuramente questo ha un risvolto positivo sul numero delle vendite. Bene, quindi perché non fare la stessa cosa per i vaccini anti coronavirus? Pensiamo a tutti quei tifosi che seguono in maniera pedissequa i loro beniamini di cui conoscono vita morte e miracoli; ogni parola, ogni gesto ogni minima manifestazione del loro idolo è un motivo per emularli, un CR7 che si vaccina potrebbe voler dire centinaia di “civili” che replicano il comportamento del loro idolo (come riporta Bassetti stesso).  Tutto ciò, spiega l’infettivologo, al fine di convincere (e zittire, ma questo lo dico io) la minoranza di “vaccino-scettici” che, ahinoi, ancora oggi, a distanza di un anno dall’inizio della pandemia, spopola sui social e per le piazze delle città deserte. E’ come se Pfizer o Moderna chiedessero, negli States, a LeBron James di vaccinarsi in diretta TV.

Il ragionamento del prof., ha destato polemiche poiché, c’è chi ha sostenuto che ci fosse, da parte dello stesso Bassetti, una noncuranza dei soggetti più fragili a dispetto dei calciatori, agli occhi dei molti considerati solo dei “privilegiati”. Critica ovvia diranno i più, ahimè è stato così; tanto da costringere il medico a pubblicare un ulteriore post nel quale affermava che le sue parole avevano uno scopo ben preciso e si scusa con chi ha visto “urtata la propria sensibilità perché ancora in attesa di vaccino pur avendone diritto prima di altri”.

Effetti diretti sul calcio.

In termini sportivi, gli effetti della proposta di Bassetti non possono che essere positivi. Si raggiungerebbe “un’immunità di greggenel mondo del pallone che quindi eviterebbe rinvii e conseguente congestionamento dei calendari, comporterebbe maggior sicurezza intorno allo svariato mondo che circonda giocatori e società, garantirebbe la possibilità di girare per il mondo per disputare le partite, diminuirebbe sensibilmente il numero dei tamponi effettuati dai calciatori e potrebbe aiutare l’intera società. In un’intervista rilasciata al sito gianlucadimarzio.com il Presidente dell’Hellas Verona, Maurizio Setti, ha pubblicamente affermato che il suo sogno sarebbe vaccinare tutti i suoi abbonati. Non sappiamo sei Setti abbia letto il post del Prof. Bassetti, ma una cosa è chiara, se una società calcistica decidesse di attuare, a spese proprie, una campagna vaccinale che coinvolgesse i suoi sostenitori (come ha deciso di fare lo Zenit San Pietroburgo, a tutti coloro che lo vorranno, in occasione di ogni partita casalinga alla Gazprom Arena acquistando a sue spese lotti di vaccino Sputnik V) vorrebbe dire vaccinare decine di migliaia di persone e ciò potrebbe aiutare non solo il Sistema Sanitario Nazionale, ma le intere casse dello Stato perché gli acquisti verrebbero effettuati da dei privati. Al netto dei paletti posti dai contratti stipulati tra Unione Europea e Stati Membri che vietano l’acquisto di lotti di vaccino a questi ultimi e a maggior ragione ai privati, ci rendiamo conto degli innumerevoli effetti benefici in termini anche di tempistiche che potrebbe avere mettere a disposizione stadi e staff medici delle società professionistiche (si veda la già citata società russa) di Serie A e Serie B per somministrare gli antidoti quantomeno a tutti i sostenitori, magari partendo dai più anziani? Inoltre, permetterebbe di riportare i tifosi sugli spalti in sicurezza, contingentati e distanziati (come era stato proposto nei mesi scorsi dagli organi competenti al Ministro della Salute Speranza, proposta poi accantonata) dando una boccata di ossigeno ai conti delle società, soprattutto le più “piccole”.

Non sappiamo se sia o meno una buona idea quella di immunizzare il mondo del calcio, ciò che sappiamo è che ogni strategia è buona se porta a liberarci da questo morbo e ad evitare nuove polemiche.

“IL CALCIO AL TEMPO DEL COVID”

di ALVISE GUALTIERI