Mettendo da parte i genitori troppo tifosi (che ci può stare!), esiste anche un’altra categoria di papà e mamme che, alle prime difficoltà calcistiche dei propri figli calciatori, immettono PENSIERI NEGATIVI nella testa dei loro “pargoli”. Un momento cruciale nella carriera del giovane calciatore è quello della fine degli anni di calcio giovanile (magari trascorsi in serie A) laddove la società di appartenenza, nonostante fece firmare a suo tempo il famoso tesseramento 4 + 1 (i genitori, nella maggior parte dei casi non sanno che cos’è il + 1), decide, senza neppure dare troppe avvisaglie negative, di lasciare libero il ragazzo, cioè di non fargli sottoscrivere alcun contratto da professionista neppure ai minimi sindacali. Ed è in questi casi che inizia a scatenarsi l’inferno nelle famiglie. La mamma che dice: “Ora devi iscriverti all’università”, il papà che inveisce: “in fabbrica a lavorare senza se e senza ma!”, poi ci sono le fidanzate con i loro puntuali diktat “O me o il calcio!”.