Il grande Mino Favini: “Occorre cercare il bambino che dà del tu alla palla!”
Brano tratto dall’intervista a MINO FAVINI, il più grande TALENT SCOUT ITALIANO, contenuta nel libro “I segreti dell’osservatore di calcio” (Mursia) di Jean-Christophe Cataliotti
Quali sono i primi passi che deve compiere un apprendista osservatore?
Deve partire dai settori giovanili, cercando di scovare i giocatori più tecnici. Io, essendo un tradizionalista nel calcio, ho sempre creduto nel parametro della tecnica, cioè nel rapporto naturale che il bambino deve avere con la palla. Il completamento del quadro si ha quando è presente nel giocatore una buona struttura fisica, un buon carattere, uno spiccato spirito di sacrificio. Le qualità per arrivare in alto sono tante, ma, ripeto, l’aspetto tecnico per me è predominante.
Quale gesto tecnico ha per lei una particolare rilevanza?
Tutti i gesti tecnici sono rilevanti, dal passaggio, allo stop, al tiro fino al dribbling. Occorre cercare il bambino capace di dare del tu alla palla, che gioca con semplicità e naturalezza. Questo è l’identikit del ragazzo sul quale bisogna lavorare. Occorre poi costruire e accompagnare il ragazzo dai pulcini fino alla primavera cercando di andare a completare le sue eventuali lacune sul piano fisico e caratteriale.
Un calciatore, in base alla sua grande esperienza, fino a che età si può aspettare?
Ci sono ragazzi che si capisce subito che hanno qualità particolari e quindi possono essere impiegati già a 16-17 anni nelle prime squadre; poi ci sono quelli che vanno aspettati pazientemente. Ecco la pazienza è un impegno importante che gli osservatori e i dirigenti devono sapersi accollare. Ho visto ragazzi non bravissimi in partenza diventare buoni calciatori e ho visto ragazzi qualitativamente validi non diventare calciatori perché qualcuno non ha avuto la pazienza di aspettarli e di aiutarli a crescere.