“Mio figlio in panchina in D per la stessa papera di Donnarumma!”
Fonte: Lettere a un procuratore www.footballworkshop.it
Gentile Procuratore,
sono in ufficio, ma non resisto alla voglia di scrivere una lettera di denuncia che spero possiate pubblicare sul vostro sito. Mio figlio ha la stessa età di Gianluigi Donnarumma, fa il portiere e guadagna 300 euro al mese. A inizio stagione è partito da titolare in una squadra di Serie D. Alla seconda giornata fa una papera: la stessa identica papera di Donnarumma vista contro l’Arsenal. Morale della favola: mio figlio da quella domenica sfortunata non è stato più convocato come primo portiere! Io non capisco perché Donnarumma continuerà a giocare da titolare e a guadagnare 6 milioni di euro all’anno nonostante la clamorosa papera in Europa League, mentre mio figlio deve quasi dire addio al calcio, addirittura a quello dilettantistico. Ringrazio per l’attenzione. Genesio ’61
Gentile Genesio,
al bar sport non si parla d’altro. Non solo i milanisti, ma i tifosi di calcio in generale puntano il dito contro il giovane Donnarumma, reo di avere compromesso il coraggioso tentativo di rimonta dei rossoneri contro l’Arsenal (a mio avviso, comunque, l’errore più grave della serata lo ha fatto l’arbitro concedendo all’Arsenal un rigore inesistente che il Var, se fosse stato possibile utilizzarlo, avrebbe certamente invalidato). In ogni caso, mi sembra che nella sua lettera Lei si contraddica dando una connotazione diversa alle due papere in questione. Ebbene, a suo dire, quella di Donnarumma sarebbe stata una “papera clamorosa”, mentre quella di Suo figlio sarebbe avvenuta in una “domenica sfortunata”. Come affermare, interpretando le sue parole, che Donnarumma ieri sera ha fatto un errore imperdonabile, mentre suo figlio, al tempo della papera, fu solo sfortunato. Non conosco i motivi reali che hanno portato il Mister a relegare suo figlio in panchina, ma concordo con lei che una papera vada sempre perdonata se ci sono qualità importanti in un portiere; e questo principio dovrebbe valere sia per un campione che guadagna 6 milioni di euro che per un ragazzo promettente che sta cercando di farsi strada nel calcio.