I genitori non dovrebbero fare gli sponsor delle squadre in cui giocano i loro figli!

E’ una triste vicenda che si rinnova di stagione in stagione (sportiva). Quella dei giovani calciatori che giocano più degli altri loro coetanei e compagni di squadra grazie al papà (o alla mamma) che unge dirigenti e allenatori. Ma la vicenda non assume mai contorni così loschi. Il genitore abbiente, infatti, non fa altro che proporsi come sponsor della società in cui gioca il figlio. Che male c’è? Ha commesso un’irregolarità, un illecito o, addirittura, un reato? Assolutamente no. Vuole semplicemente contribuire ad alimentare le casse della società di calcio per meglio sviluppare il vivaio del settore giovanile in cui “casualmente” gioca il figlio. Un mecenate? Un filantropo? Niente di tutto questo, lo sappiamo benissimo.

Cosa riceverà in cambio il genitore/sponsor? La promessa che il figlio sarà negli 11 titolari, sempre o quasi (per non dare troppo nell’occhio), della squadra. E la conseguenza di tutto questo sarà duplice:

  1. verranno alimentate le speranze (?) del figlio di papà di poter diventare un calciatore professionista (“tanto c’è il papà che paga!”).
  2. andranno in panchina i figli di nessuno che, col tempo, non appena apriranno gli occhi, lasceranno amaramente il calcio per sempre.

Visto il suddetto inconfutabile conflitto di interessi, perché non vietare ai genitori di fare gli sponsor nelle squadre in cui giocano i loro figli?

JC Cataliotti

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