Rebic: il volto di un Milan tosto e maturo!

L’esultanza dopo il gol è tutto un programma: il croato si guarda intorno e con un plateale gesto delle mani invita alla calma quasi a dire “Tranquilli, ci pensa Ante a rimettere le cose a posto”. E in effetti di problemi la sua rete ne risolve e come! Un gol che rimette in asse una partita che per il Milan, in emergenza (per gli infortuni) e in debito d’ossigeno (dopo Liverpool), aveva preso una brutta china. Un gol che ricaccia la Juventus a -8 e che permette ai rossoneri di agganciare i cugini dell’Inter al secondo posto (dopo la vittoria del Napoli sull’Udinese).

La calma dei forti. Fino alla rete del croato l’inerzia della partita sembrava a favore dei padroni di casa. La Juventus della ripresa aveva abbassato ritmo e baricentro, vero, e il pallino del gioco era nelle mani dei rossoneri. Tuttavia, il Milan, sempre più incerottato (perdeva anche il c Kjaer nel primo tempo) e sotto di un gol (scaturito da un angolo a favore), non aveva ancora portato pericoli alla porta di Szczesny, fino ad allora quasi da SV (senza valutazione). E invece no, ci ha pensato Rebic a sporcargli la pagella. Anche se, va detto, questa volta il portiere polacco non ha nessuna colpa. Su calcio d’angolo pennellato da Tonali (altra prestazione maiuscola), Ante sale in cielo, lasciando a terra esterrefatti Rabiot da un lato e Locatelli dall’altro, e impatta il pallone indirizzandolo nel sette, lì dove Szczesny non può arrivare. Allo Stadium cala il silenzio (che sa di paura) e Rebic non sembra intenzionato a violarlo, anzi. La sua esultanza è un invito alla calma. E da che pulpito, verrebbe da dire. Visto che il 12 rossonero fino a qualche minuto prima si era prodigato in un confronto tutt’altro che pacato con Dybala (che accusava i rossoneri di non aver fermato il gioco con Morata a terra per infortunio). Ma, si sa, la calma è la virtù dei forti. La virtù di Rebic che, messo da parte il nervosismo, si è fatto trovare nel posto giusto al momento giusto. La calma del Milan che, pur nella difficoltà, ha sempre creduto di poter riagguantare il risultato.

Spirito Milan. Il Milan dello Stadium, lontano dalla forma e dall’assetto migliori, è riuscito a limitare i danni strappando un punto e rischiando addirittura il colpaccio nel finale. In questo atteggiamento è evidente la crescita della squadra rossonera: un gruppo capace di adattarsi alle circostanze, compattarsi e mantenere la lucidità per raccogliere il meglio da ogni situazione, anche dalle più intricate. Come ha fatto Rebic, volto di un Milan maturato nel gioco e nella testa. Il croato, chiamato a sostituire le due punte di ruolo (Ibrahimovic e Giroud), ha lottato per quasi 60 minuti contro la difesa bianconera senza mai spuntarla e spesso senza grande sostegno da parte della squadra. E quando si è presentata l’occasione non se l’è lasciata scappare, esibendosi in un terzo tempo (non proprio il piatto forte della casa) degno del Ronaldo targato Marassi e rimettendo così le cose a posto. Pioli può essere orgoglioso del suo numero 12 e dello spirito che è riuscito a infondere nei propri uomini: un gruppo cresciuto sul piano del gioco e della mentalità, che ha maturato certezze e consapevolezza nei propri mezzi. Ancore queste che fanno tutta la differenza del mondo: quando le hai (nel caso del Milan) spesso ti salvi, anche se per il rotto della cuffia; quando non le hai (nel caso della Juventus), rischi di annegare anche a pochi metri dalla riva.

Chiara Saccone

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