La nuova formula della Coppa Italia fa discutere! Ecco perché…

L’ultima puntata della saga, ormai popolarissima, “Il calcio è di tutti”, si è chiusa con una perentoria decisione degli autori di questo blog così riassumibile: “non ci schiereremo mai né con la FIFA e le Federazioni Nazionali né tantomeno con le “Magnifiche 12”.

In quell’episodio si faceva riferimento al fiume in piena, oggi totalmente prosciugato, di commenti e illazioni a proposito della Superlega. Come ampiamente spiegato in precedenza il progetto è stato sostanzialmente denigrato da chiunque, tuttavia, chi vi scrive decise di non schierarsi apertamente poiché riteneva più consono, data la moltitudine di sentenze già ampiamente motivate da innumerevoli e più navigati esperti di comunicazione e addetti ai lavori, evidenziare una serie di pro e contro del progetto avanzato dai grandi clubs europei.

Ad oggi il progetto Superlega è formalmente naufragato, è notizia di pochi giorni fa che 9 dei 12 clubs che avrebbero partecipato alla “supercompetizione” hanno presentato le loro “scuse” e il loro impegno a non aderire ad eventuali competizioni non rientranti in quelle ufficiali organizzate dalla FIFA e dalla UEFA. Queste ultime hanno preso atto, hanno stilato una serie di norme/sanzioni che i suddetti clubs saranno tenuti a rispettare come garanzia di quanto attestato ecc.

Veniamo a noi, attenzione, riavvolgiamo il nastro e leggiamo assieme cosa disse il Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio Gabriele Gravina in quelle 48 ore famose che possiamo anche scherzosamente definire “il 48 del calcio europeo”: “Il patrimonio sportivo e culturale delle singole competizioni rappresenta un valore aggiunto (..), vogliamo difendere il merito sportivo e la possibilità per ogni squadra di inseguire un grande sogno, insieme ai propri sostenitori. Il calcio è dei tifosi, va modernizzato, ma non snaturato. Il calcio è partecipazione e condivisione, non è un Club elitario” (formiche.net). Parole che la quasi totalità di chi ama e segue il calcio avrebbe condiviso in quei momenti concitati. Anche i Presidenti di altri club di Seria A, all’epoca, ebbero toni particolarmente accesi in merito alla questione Superleague e non si fecero scrupoli nemmeno ad avanzare ingiurie e richieste di “condanne severe” per le società aderenti al torneo. In sostanza in quei due giorni chiunque avesse la possibilità di dire qualcosa pubblicamente sul tema non si tirò indietro, dai giornalisti, ai presidenti delle società “minori”, ai rappresentanti di altri sport, ai politici (più e meno influenti) fino al “Perac”…il mio barista di fiducia. Chiunque però sostanzialmente esprimeva bene o male lo stesso concetto di Gravina e lo faceva con grande convinzione! Ma non prenderemo posizione…

La Superlega, per fortuna o per sfortuna, non va in porto e quindi tutti pronti a festeggiare ad affermare che “ha vinto lo sport”, “il merito deve sempre essere il primo criterio…”, “il calcio dei tifosi non si tocca”, “tutti hanno diritto di sognare in grande” e bla bla bla…

Bla Bla Bla perché di fatto come, si, questa volta in maniera alquanto “elitaria” cantava qualcuno erano “parole, parole, parole soltanto parole”! Parole campate per aria e dette per pura convenienza del momento e per non sfigurare agli occhi dei potenti membri della FIFA e della UEFA, che tutto sono fuorché organismi che pensano ai valori etici del pallone (si veda mondiali in Quatar e nuova orripilante formula della Champions). Neanche il tempo di sbollire dall’ indignazione della Superlega che la FIGC partorisce una nuova formula della Coppa Italia che sa tanto di “SuperItalycup”. Nulla da spartire con l’attuale Supercoppa Italiana che sappiamo benissimo cosa sia e non la contestiamo minimamente, ma la nuova Coppa Italia sa di presa in giro…ma non prenderemo posizione.

Nel dettaglio il nuovo format della coppa nazionale prevede un totale di 40 squadre, anziché 78. Fino alla stagione corrente partecipavano 20 club di Serie A, 20 di Serie B, 29 di Serie C e 9 di Serie D. L’organizzazione del torneo è stata più volte modificata, pertanto, nulla di nuovo verrebbe da dire… Tuttavia, questa volta c’è una novità non irrilevante, infatti, dalla stagione 2021-2022 potranno partecipare alla Coppa Italia solo società di Serie A e Serie B. Il tifoso medio dell’Alessandria che viaggiò alla volta dello stadio San Siro in Milano per vedere la sua squadra giocare una semifinale del suddetto torneo contro il Milan dei grandi in questo momento o se la ride alla “facciazza” di tutti perché lui ci è riuscito e gli altri tifosi di squadre militanti in campionati minori no e mai più ci riusciranno o gli ha preso una “sincope”. Da sempre questo torneo ha visto partecipare anche le società del c.d. “calcio minore o periferico”, qui si che tutti potevano, seppur con molta fantasia, sognare di arrivare a giocare partite importanti. Non è esagerato nemmeno affermare che quasi quasi la Coppa Italia interessasse di più le società e le relative squadre militanti in campionati che non fossero la Serie A che i primi 10 club della Serie A stessa. Giocare la Coppa Italia voleva dire comunque ricevere, per quanto esigue, sommette di denaro che ai livelli di Serie C e Serie D avevano un bel peso messe a bilancio, voleva significare avere visibilità che a sua volta comportava la possibilità per molti giocatori giovani di mostrarsi ai talent scout di società maggiori che avrebbero potuto annotarsi i loro nomi sui taccuini e chissà, magari dopo qualche mese o qualche anno avremmo potuto vederli con maglie più blasonate e potrei continuare per ore, ma non prenderemo posizione.

Inutile nascondersi dietro ad un dito, l’intero sistema calcio italiano, dai vertici (si legga Gravina & Co.), ai presidenti delle società di Serie A e Serie B (che se non per qualche eccezione nulla hanno eccepito), hanno perso un’occasione d’oro per dimostrare superiorità e coerenza. Se l’obiettivo, perché è stato dichiarato, era aumentare l’appeal dei match della Coppa Italia per arrivare ad una battaglia all’ultimo centesimo per i diritti televisivi tra le emittenti più ricche che sino ad oggi non avevano mai mostrato interesse per tale torneo (la Rai non conta, è la TV di Stato, se si fosse disinteressata anche lei negli anni passati sarebbe stato paradossale e chissà che fine avrebbe fatto il canone…) spiegateci perché la Lega Seria A, la FIGC e i clubs si sono opposti in maniera ferrea alla Superlega che aveva il medesimo intento con l’unico obiettivo di aumentare i ricavi per le società? Che senso può avere convocare d’urgenza assemblee e vertici dirigenziali per discutere la modifica di una norma (106 N.O.I.F.) per escludere dai campionati le società aderenti alla Superlega o minacciarle di incorrere in elevatissime penali se poi ti comporti allo stesso maniera? Ancora una volta per non sfigurare agli occhi di Ceferin e compagni? Ma non prenderemo posizione…

Di norma, e lo stiamo vedendo ogni giorno per la questione vaccini anti Covid-19, il metodo organizzativo (in riferimento a qualsiasi oggetto) è quello dell’emulazione: “perché non abbiamo organizzato un sistema vaccinale simile a quello inglese?”, “perché in Germania il sistema sostegni alle imprese funziona e qui in Italia no?” e via discorrendo. Ecco, a che pro il calcio non ha seguito questo schema e non si è ispirato a chi gli sta intorno tipo l’Inghilterra e la sua FA Cup? Non prenderemo posizione…

Infine, e solo perché altrimenti sforo nei caratteri, ancora una volta mi chiedo, ma i tifosi chi li ha interpellati? Il calcio oramai ha una visione talmente verticistica che i tifosi non sanno più da che parti farsi. Se quello che le alte cariche del pallone desiderano è un calcio “da divano” basta dirlo perché ci mettiamo l’anima in pace e andiamo da “Poltronesofà” che almeno la domenica ci fa lo sconto…sul divano, non sull’abbonamento alla payTv!

Non prenderemo posizione…

di ALVISE GUALTIERI