Juventus: stagione disastrosa, ma non condanniamo solo Pirlo

Situazione societaria

395,9 milioni a tanto ammonta, secondo uno studio condotto dall’Ufficio Studi Calcio e Finanza, la quota di debiti finanziari della Società Juventus F.C. al 30 Giugno 2020 di cui 134,3 milioni a breve termine e il restante a lungo termine, in calo dai complessivi 473,2 milioni del 2019. La maggior parte del debito è dovuto all’emissione di obbligazioni sul mercato per l’aumento di capitale nel febbraio 2019 per una somma pari a 175 milioni. Tra i debiti sono compresi anche finanziamenti bancari, anticipi di crediti bancari e spese varie sostenute per i numerosi mutui sottoscritti per l’Allianz Stadium. Sempre al 30 Giugno 2020 il patrimonio netto della Società bianconera ammontava, grazie all’aumento di capitale sottoscritto dai soci ad inizio anno ad Euro 239.204.587.

Abbiamo voluto mettere in risalto questi numeri, che per altro, come detto non sono farina del nostro sacco, ma di chi con queste faccende ci lavora e sa come muoversi, perché riteniamo siano utili per fare qualche riflessione su quello che sta accadendo in casa Juve e precisamente al campanello “Fam. Agnelli”.

I numeri parlano chiaro, la Società più “scudettata” d’Italia ha, come molte sue omologhe d’altronde, una serie di debiti che non sono affatto trascurabili nel calcio di oggi dove il pallone rotola quasi ed esclusivamente per ricavarne utili (societari appunto).

Più volte abbiamo scritto di come la pandemia abbia influito in maniera negativa sui bilanci delle società, e lo stesso Andrea Agnelli l’ha ripetutamente sottolineato.

Già durante l’estate scorsa Agnelli & C. sapevano che sarebbe stata durissima competere nel mercato ad alti livelli con i numeri di cui sopra e le perdite dovute al Covid-19 che in parte erano state conteggiate in bilancio in parte sarebbero ricadute in quello della stagione corrente (vedremo poi al 30 Giugno 2021 cosa riporteranno i libri della società). Consapevoli di ciò hanno dovuto fare delle scelte; si era già deciso di esonerare l’ex allenatore Maurizio Sarri, pur rimanendo a libro paga, si facevano ipotesi sui nomi più blasonati, ma poi la realtà ha riportato sulla terra soci e tifosi e dopo la farsa della firma del contratto come allenatore dell’Under 23 Agnelli, Paratici e Nedved hanno deciso di promuovere Andrea Pirlo come mister della prima squadra. Sarà per l’ansia “della prima volta”, sarà per l’inesperienza riscontrata nell’aver schierato 34 formazioni diverse sino ad oggi (come ampiamente spiegato dalla Gazzetta dello Sport), sarà per il Covid e i continui forfait di molti titolari, sarà per Ronaldo che non segna su punizione manco a pregarlo come faceva “il Maestro”, sarà perché sarà quel che sarà, fatto sta che la stagione della Vecchia Signora non ha preso una bella piega. Tralasciamo il discorso “campo” perché di allenatori ce ne sono anche troppi oltre a Pirlo…

La scelta societaria di puntare sull’ex regista è dovuta a quanto sopra, cioè a quei numeri che non possono che mettere preoccupazione ad una società quotata in borsa. L’opzione Andrea Pirlo non va considerata sbagliata a prescindere perché avrebbe potuto essere un investimento a lungo termine favorevole per la società. Certo ad oggi, col senno di poi, è ovvio pensare che o sarebbe stato fin da subito il “nuovo Pep” oppure uno qualunque perché costava poco. Non è così, la stagione della Juve è partita male a causa dell’assetto generale; Tuttosport nei giorni scorsi spiegava che per la Società torinese la qualificazione alla Champions 2021/2022 potrebbe portare introiti pari a 90 milioni. Classifica alla mano la Juventus oggi non è ancora certa di entrare a far parte della competizione continentale (a maggior ragione dopo l’indecente sconfitta nello scontro diretto con il Milan, senza considerare il calendario che per le ultime giornate è abbastanza proibitivo per i bianconeri tra Sassuolo e Inter con un Napoli ad oggi un punto avanti alla Juve che, tolta la Fiorentina, affronterà due scontri più semplici con Udinese e Hellas Verona) e qualora non dovesse raggiungere questo traguardo, l’unico rimasto se non consideriamo la finale di Coppa Italia contro una indubbiamente superiore Atalanta, sarebbe una perdita notevole per le casse di Agnelli e soci. Altro aspetto non di poco conto, il “caso”, se di caso si può parlare, del fenomeno Cristiano Ronaldo. Oggi il campione portoghese messo a bilancio pesa 87 milioni alla Società tra stipendio e ammortamento, non esattamente bruscolini. 90 milioni i possibili introiti derivanti dalla qualificazione in Champions League, 87 milioni il costo di CR7 in squadra, c’è effettivamente qualcosa che non torna. Riavvolgiamo il nastro, CR7 viene acquistato nel 2018 con un investimento di 112 milioni, l’investimento più esoso della storia della Serie A. Motivo principale della spesa sostenuta e voluta dalla compagine societaria, non è un segreto, vincere la Champions. Purtroppo quanto sperato non è ancora accaduto e abbiamo ragione di credere, tra attuale situazione punti e paventate esclusioni da parte della UEFA, che mai accadrà. Ora, Ronaldo è Ronaldo e non si discute, la partita contro l’Udinese lo dimostra in maniera lampante…però…

CR7 fa discutere

Ciò che stiamo cercando di capire è se la stagione amara della Juventus sia veramente dovuta solo ed esclusivamente alle scelte tecniche e tattiche di un allenatore senza esperienza come Andrea Pirlo ovvero se non derivi da più in alto. Non è un caso che da qualche giorno si sia iniziato a parlare di un possibile terremoto negli uffici di Corso Galileo Ferraris 32. La Gazzetta dello Sport racconta che il percorso di Andrea Agnelli sia giunto al termine, si fanno già ipotesi sul sostituto, intanto John Elkan ha incontrato lo stesso Presidente bianconero per cercare di capire quale sia la reale situazione. Elkan a fine maggio, riporta sempre la Rosea, dovrà rendere conto dell’attività Juventus durante l’assemblea degli azionisti di Exor (la holding della fam. Agnelli e proprietaria delle quote di maggioranza della Juventus F.C.), e li si tireranno le somme. Si parla della possibilità di deliberare un ulteriore aumento di capitale, ma non è cosa certa perché le perdite sono molto ingenti. Aumentare vorrebbe dire indebitarsi ulteriormente. Ed è qui che volevamo arrivare. Ora come orala priorità della Juventus sarebbe, stando sempre ai conti di cui sopra, procedere ad una manovra di contenimento dei costi, a maggior ragione se dovesse mancare la qualificazione nell’Europa che conta. Se i ricavi non aumentano, pagina 5 del manuale di diritto commerciale secondo anno di giurisprudenza, bisogna per forza ridurre le spese per non andare in perdita. Il discorso Ronaldo torna in gioco proprio in questo frangente perché a fronte di un’esigenza lampante di denaro liquido per la società un dipendente di tal caratura a chiusura esercizio si fa sentire. Cedere il fenomeno è e sarà difficile per la società, sia dal punto di vista tecnico sia per il mercato poiché tolte PSG e forse Manchester United, non sappiamo quale grande società possa investire nell’ “azienda CR7”.

Perché non è solo colpa di Pirlo

Poste le considerazioni su Cristiano Ronaldo riteniamo che non sia legittimo trovare in mister Pirlo il capro espiatorio della situazione attuale dei bianconeri, l’allenatore alla fine è solo l’operaio che assembla gli ingranaggi imposti da altri per farli funzionare alla meno peggio. Forse Pirlo ha studiato poco e non è arrivato preparato alla fine dell’anno però non si deve mica per forza essere bocciati, si può anche essere rimandati a settembre. Parlare oggi di un altro avvicendamento in panchina, con Pirlo ancora sotto contratto (certo puoi sempre rimpiazzarlo in Under 23 per ammortizzare, incarico che il “Maestro” con la stessa umiltà dimostrata nell’ammettere i suoi errori accetterebbe anche), giocatori che forse non sono più all’altezza degli obiettivi Juve, ma che vanno comunque stipendiati e per i quali si versano contributi, è impensabile stando così le cose…anzi i conti, soprattutto se la soluzione si chiamasse Massimiliano Allegri, che la società (leggasi Fabio Paratici) cacciò perché non esprimeva “bel giuoco”! Si ok, la Juve del mister livornese non era spettacolare a vedersi, ma riusciva a fare “l’unica cosa che conta” VINCERE…almeno in Italia! Ecco, si, forse richiamare Allegri sarebbe segnale di resa e deposizione finale delle armi e motivo di procedere a qualche cambio nell’assetto amministrativo causa fallimento, ma per ora è inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta, se la Juve conquistasse la Champions di cosa parleremo? Chissà…nella peggiore delle ipotesi rimane sempre il “salvagente”Superlega…

            di Alvise Gualtieri