Super League sarà vera gloria? Ai tifosi l’ardua sentenza…si accettano commenti!!!

I loghi dei 12 club europei di calcio che hanno annunciato oggi congiuntamente un accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dai Club Fondatori: lo ufficializza una nota, 19 aprile 2021. “AC Milan, Arsenal FC, Atlético de Madrid, Chelsea FC, FC Barcelona, FC Internazionale Milano, Juventus FC, Liverpool FC, Manchester City, Manchester United, Real Madrid CF e Tottenham Hotspur hanno tutti aderito in qualità di Club Fondatori. È previsto che altri tre club aderiranno come Club Fondatori prima della stagione inaugurale, che dovrebbe iniziare non appena possibile”. ANSA

“Se non ci muoviamo, rimarremo soli nell’illusione di quello che siamo, nell’oblio di quel che siamo stati e nella negazione di quel che potremmo essere”.

Circa un mese e mezzo fa ci siamo lasciati con il Presidente della Juventus Andrea Agnelli che, citando il discorso di insediamento in Senato del Premier Mario Draghi auspicava un cambiamento radicale nel mondo del calcio europeo. Parole, quelle citate dal presidente bianconero che lasciavano presagire che qualcosa sarebbe dovuto succedere. Ebbene così è stato. Alla mezzanotte di lunedì 19 Aprile 2021 è scoppiata la bolla del calcio europeo.

Come tutti sappiamo, non siamo di certo noi a dare lo scoop, è nata la famigerata Superlega. Non perderemo tempo a spiegare di cosa si tratta, come funziona e chi ne prenderà parte perché in poche ore si è già sviscerato l’incommensurabile, pertanto, ci limiteremo solo a commentare pochi, ma fondamentali aspetti. Non vogliamo dare pareri azzardati, né tanto meno sbilanciarci a dire se sia giusto o sbagliato, utile o non utile al sistema calcio; per questo genere di analisi ci sono gli organi competenti e fior fior di commentatori, giornalisti e tecnici del calcio che già sono dei fiumi in piena da questa notte. Tuttavia, non volevamo nemmeno esimerci completamente dalla questione poiché prima che giornalisti o aspiranti tali siamo e sempre saremo appassionati e amanti di questo magnifico sport.

Sempre in occasione della 25esima Assemblea dell’ECA, Agnelli, fino a ieri Presidente della stessa European Club Association, snocciolò le inquietanti cifre delle perdite delle società europee a causa della pandemia (“le perdite sono state attorno ai 6,5 miliardi e 8,5 miliardi nelle due stagioni, circa 360 club di prima divisione hanno bisogno di soldi per una somma di circa 6 miliardi, i top 20 club per quanto riguarda il reddito hanno fronteggiato una perdita di 1.1 miliardi nella stagione 2019/20.” Queste le parole del Presidente riportate da Repubblica.it). L’auspicio, pertanto, non poteva essere che quello di un cambiamento globale che riguardasse tutto il sistema calcio europeo, ovviamente improntato ad una rinascita necessaria e quanto mai tempestiva. Questo in sintesi il discorso di Andrea Agnelli in quel frangente.

Oggi, tuttavia, dalla sera alla mattina scopriamo che il mondo del calcio quasi sicuramente subirà una rivoluzione. 12 tra le squadre più blasonate al mondo daranno vita ad un torneo tutto nuovo e dedicato solo ed esclusivamente a loro, la Superlega, appunto. Letta così, in maniera quasi semplicistica forse non rende l’idea del cambiamento epocale che questo assetto organizzativo comporterà, sempre che venga creato realmente; ad oggi stentiamo a credere che le società e le Federazioni nazionali, UEFA e FIFA non trovino una sintesi che possa placare le acque anche se il passo avanti delle “magnifiche 12” questa volta sembra essere piuttosto pesante.

Veniamo a qualche numero: la Champions di oggi, che con l’avvento della Super League perderebbe moltissimo in termini di fascino e interesse mediatico proprio per l’assenza di compagini di caratura internazionale, distribuisce circa 2 miliardi di euro (come riportato dalle stime UEFA, non definitive a causa pandemia) che però vanno spartiti tra le 32 squadre partecipanti e non in parti uguali. Liverpool e Bayern Monaco, vincitrici delle ultime due edizioni della coppa dalle grandi orecchie, hanno incassato cifre che oscillano tra i 110 e 130 milioni. L’ammontare del premio quindi varia a seconda di diversi parametri, in primis il cosiddetto Market Pool (strumento economico del mercato che individua la collocazione dei club europei sulla base della convenzione nazionale dei diritti televisivi), risultati delle singole squadre nella fase a gironi e poi in quella ad eliminazione diretta. In sintesi, le variabili d’incasso sono troppe e non sufficientemente remunerative. Infatti, andiamo a vedere le cifre della Superlega; si legge sia sui comunicati stampa dei club italiani che sulle pagine dei maggiori quotidiani, prendiamo come esempio Corriere.it, che i club fondatori del nuovo torneo potranno spartirsi 3,5 miliardi di euro per rimarginare le perdite dovute al Covid-19 e per futuri investimenti nelle infrastrutture. Le stime dicono che a questa cifra si aggiungeranno altri 10 miliardi ad inizio torneo (ricavi esclusi). 350 milioni sarebbe la cifra stimata quale incasso delle società all’iscrizione al campionato. Cifre, queste, ad oggi impensabili per la Champions e l’Europa League.

Aggiungiamo a tutto ciò che la Super League garantisce 18 partite tra andata e ritorno nella fase a gironi da 10 squadre anziché 6 come accade in Coppa Campioni. Se poi consideriamo anche la caratura dei match che prospetta il nuovo format non può che portare beneficio alle società coinvolte. Quindi dal punto di vista economico è sicuramente un investimento azzeccato. Gli aumenti di fatturato sono pressoché assicurati; quali risvolti possa avere da un punto di vista etico, morale e di attrazione lo scopriremo.

Tuttavia, ritornando alle parole di Andrea Agnelli, nella medesima sede ricordata parlò oltre che dei diritti televisivi, rimasti quale unica fonte di sostentamento delle società grandi e piccole che siano, anche dei tifosi. Disse che era da questi che doveva ripartire il calcio, cercando di coinvolgerli in maniera più assidua. Disse che si doveva pensare una riforma che mettesse al centro i sostenitori dei club quale fonte primaria di sopravvivenza delle società. Se da un lato la creazione della Superlega garantisce “calcio spettacolo” dall’altro però non garantisce parità godere di questo particolare perché per come è stata presentata, non vedremo mai più un’Atalanta espugnare la fortezza Anfield o un’Ajax di “ragazzini” annientare la Juventus di CR7. Si perché, al netto dei criteri di selezione meritocratica per la quale sembra che in futuro possano prender parte altre squadre a questo farraginoso torneo, a quanto si apprende se la competizione partisse ad agosto come vorrebbe Florentino Perez, ideatore e presidente della Super League (anche se forse è meglio definirlo “ideologo”) parteciperebbero le sole 12 squadre promotrici, le quali sarebbero, quali promotrici, per l’appunto sempre qualificate. Bella fatica verrebbe da dire ad essere sadici, ma così è se vi pare diceva qualcuno.

Da amanti del calcio romantico non nascondiamo qualche scetticismo per la paura di vedere depauperate le competizioni nazionali e per il timore di assistere ad una moria societaria perché, vuoi per la perdita di interesse (come giustamente riportato dal presidente bianconero), vuoi per le emittenti televisive che in maniera a dir poco vampiresca succhiano miliardi alle società sfruttando la consapevolezza che le società non possono fare a meno di quelle entrate, vuoi il Covid-19 e gli stadi vuoti stentano ad andare avanti limitando al massimo gli investimenti. La campagna di calciomercato invernale è un esempio (svincolati, prestiti con diritto di riscatto, giocatori in scadenza hanno fatto da padroni).

L’ appeal di una competizione che proponga ogni settimana scontri tra i migliori club al mondo non può che renderci felici perché il tasso tecnico sarà altissimo e il divertimento (si spera) assicurato, ma lasciateci dire che qualche dubbio rimane. Non vi pare strano che la “Perez-Agnelli S.P.A.” abbia annunciato la nascita della Superlega la sera stessa in cui la Juventus ha perso uno scontro cruciale per la qualificazione alla prossima Champions League contro una diretta concorrente qual è la “piccola” Atalanta? E…fermo restando che lo diciamo ma non lo pensiamo, non è che si è giocato un po’ troppo con la storia della crisi pandemica e si è deciso di usarla quale alibi per non perdere ulteriori pezzi? “A pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca” (cit.).

In conclusione non ci schieriamo né con  UEFA , FIFA  e federazioni nazionali, le quali si sono già dichiarate totalmente contrarie e pronte a prendere contromisure drastiche, né tantomeno con le “magnifiche 12” che a loro volta sono pronte a sguinzagliare legali e ad adire i massimi gradi della giustizia sportiva ed ordinaria europea pur di far valere le loro ragioni, ma una cosa permetteteci di dirla; al netto dell’iniziativa imprenditoriale che rimane sempre libera e ragionevole, ma i primi stakeholders , anzi i primi investitori delle aziende calcistiche, i tifosi, chi li ha interpellati?

DI ALVISE GUALTIERI