Mister Gigi Cagni analizza lucidamente il calcio italiano, al di là del COVID!


Mister, iniziamo la nostra intervista parlando della situazione “nuova” in cui si è trovato il calcio italiano e non solo, quella di giocare le partite convivendo con l’incubo Covid. Qual è il suo punto di vista in merito?

«All’inizio pensavo non saremmo riusciti a giocarlo, questo campionato. Invece con tutta probabilità verrà terminato, così come le coppe. Personalmente nelle situazioni mi adatto, cercando di vederne l’aspetto positivo. E il fatto che campionati e coppe finiscano nonostante uno scenario così “unico” c’è da guardare solo il lato positivo»

Sotto l’aspetto puramente agonistico, che Serie A ha avuto modo di “ammirare” finora? Come le è sembrato il livello del nostro torneo?

«Il campionato mi ha annoiato e mi sta annoiando da tempo, non per colpa del Covid. Il nostro calcio secondo me è diventato qualitativamente inferiore agli anni precedenti per tanti motivi, soprattutto legati a tattica e preparazione. Qualche giorno fa ho letto sulla Gazzetta che il nostro torneo è quello con più infortuni in Europa, e io sono d’accordissimo perché da noi facciamo tanta tattica ma abbiamo poca intensità sul campo. Quindi appena giochiamo partite a livelli leggermente superiori, per un motivo o per un altro ci facciamo male. Fenomeni recenti come il “tiki taka” hanno inciso negativamente sul fattore tecnico. In Europa poi facciamo delle figuracce sempre a causa della scarsa intensità. Mi diverto solo se vedo Atalanta, Verona, Lazio (quest’anno meno) e Sassuolo, poi il resto è noia. Sarò anche “antico” ma non posso stare 25-30 minuti senza vedere un tiro in porta»

Questa “decadenza” del calcio italiano, giustifica il fatto che un 40enne, seppur dal talento innato riesca ad essere ancora così determinante nella nostra massima serie?

«Ti riferisci ad Ibrahimovic, ma se ci basiamo sulle età ti aggiungo che Ronaldo va per i 37 anni, Ribery 38 anni. Anche Palacio a 39 anni non è proprio “di primo pelo” eppure si vocifera gli vogliano rinnovare il contratto. Qualcuno si porrà pure delle domande?»

La longevità dei calciatori più “anziani” potrebbe essere legata alla difficoltà di individuare dei leader nelle squadre di Serie A?

«Il difetto più grosso dei giocatori di oggi è la mancanza di personalità. Non ci sono più leader in campo. Ci possono essere leader “tecnici” ma per me essere leader è un’altra roba. Il leader è colui che comanda, che nelle situazioni di difficoltà aiuta l’allenatore, che prende delle decisioni importanti anche sul campo. Ad esempio Insigne, che calcia un rigore e dopo averlo sbagliato piange, non potrà essere mai un leader. Attenzione! Non è che non puoi fare il calciatore…non puoi essere un leader. Sono due cose diverse»

Però Insigne, da lei preso ad esempio, come calciatore sa il fatto suo…o no?

«Ricordo la prima volta che lo vidi dal vivo. Giocava nel Pescara di Zeman, io allenavo il Vicenza (era il 2012 ndr). Mi impressionò. Agiva proprio sulla “riga” dove si trovava la mia panchina. Fece uno stop al volo e un dribbling sulla “riga” contro due giocatori avversari, riuscendo ad uscire con un dribbling e gli dissi c**** che bravo che sei! Era una roba impressionante sotto l’aspetto della fantasia nel dribbling, ma ora non dribbla più!!

Pian piano stanno togliendo la fantasia ai giocatori. Quando ho avuto giocatori di questo tipo io gli ho sempre detto “mi raccomando negli ultimi 25 metri dribblate! Non fate un c**** voglio nell’uno contro uno che dribbliate! Se sbagliate non mi interessa. Ma se uno ha qualità nel dribbling e non lo fa e tu gli tarpi le ali, che calcio è?»

Lorenzo Insigne è anche uno dei “perni” della Nazionale, secondo molti rinata dall’avvento di Roberto Mancini in panchina. Pensa che l’Italia possa fare bella figura ad Euro 2020?

«Le amichevoli della Nazionale non le guardo. Esaltiamo adesso questa Nazionale, che ha giocato contro la Lituania…contro l’Irlanda? Non sono queste le partite che voglio vedere! Avversari come Germania, Inghilterra, Spagna saranno da valutare quando ci sarà l’Europeo. C’è molto entusiasmo, ma sinceramente l’Italia non la vedo benissimo. Mancini è molto bravo, ma ha in mano una squadra che se rappresenta il meglio di quanto esprime il movimento calcistico italiano …mi lascia seri dubbi.

Mancio sta facendo molto bene, ma da qui a poter pensare di vincere l’europeo faccio fatica.

Poi magari lo vinciamo ed io sarei felicissimo di essere smentito e dire “bravo Gigi non capisci niente!”»

Ritorniamo sul “binario” della Serie A: la notizia principale è che, a differenza delle passate stagioni, in testa non c’è la Juventus. Al comando c’è l’Inter che sembra lanciatissima verso il traguardo tricolore. Da allenatore, quali e quanti sono i meriti di Conte? Con una corazzata del genere chiunque tecnico avrebbe potuto fare bene?

«Aggiungo meritatamente al comando l’Inter. L’allenatore conta molto in questo primato. Come dicevo prima, non essendoci leader tra calciatori, è il tecnico ad essere il vero leader. Conte è un allenatore che sicuramente crea delle cose adatte per poter vincere. è un vincente. Dopo può essere antipatico (simpaticissimo non è) però se parliamo del tecnico, è preparato e sa vincere. E vincerà! Le sue qualità sono indubbie. Al contrario la Juventus ha un allenatore giovane, inesperto che fa, ha fatto degli errori e ne farà ancora, se sia bravo meno io non lo so.

La scelta di Pirlo bisognerebbe chiederla alla società. Credo di sicuro ci sia stato qualche problema con Sarri. La Juve si è trovata in una situazione di difficoltà e avevano già scelto Pirlo per la U23. Hanno anticipato i tempi per promuoverlo in prima squadra e spero che avessero messo in preventivo un insuccesso. Se si erano convinti di far benissimo con un allenatore giovane così, anche se si chiama Pirlo qualcosa hanno sbagliato. L’inesperienza di Pirlo sicuramente ha inciso»

Oltre ad un Pirlo troppo acerbo come tecnico, il flop di questa stagione è attribuibile anche ad un ciclo finito sotto il profilo della rosa?

«L’allenatore è molto importante, ma possibile che giocatori della personalità di Chiellini o di Bonucci non abbiano dato una mano a mettere a posto le cose? Qui stiamo parlando di tutti Nazionali! Ronaldo, invece, non è un leader in campo, ma è un leader tecnico. Giocatori di un certo spessore devono dare una mano a mettere a posto le cose. …Io, quando giocavo, davo sempre una mano all’allenatore, con l’allenatore ci parlavamo e confrontavamo»

Nella sua carriera di allenatore ha all’attivo circa 200 panchine in serie A ed innumerevoli in B, L’ultima sua esperienza da Mister risale però al 2017, salvezza miracolosa col Brescia. Come spiega questa lunga assenza dai campi che contano?

«Brescia è stato un miracolo, oggi lo posso dire. Ho trovato una situazione disastrata e ci siamo salvati, ma sono andato via perché la società non aveva il budget per fare una squadra tanto diversa da quella che ho trovato e ovviamente era impossibile ripetere un nuovo miracolo. La lunga assenza dalla panchina non è legata ad una mia decisione di sospendere l’attività. Io non ho sospeso nulla, ciò che mi ha fatto capire in che c**** di mondo del calcio siamo è che non ho avuto una sola richiesta. E so anche il perché…perché non ho il procuratore»

Quindi conferma che se si esce da certi giri

«Non lavori più»

Il mondo del calcio è cambiato in questi anni, pensa una realtà come quella del “suo” Piacenza composto da tutti calciatori italiani sia ripetibile in epoca moderna?

«Potrebbe funzionare, certo. Se i settori giovanili fossero diversi…ma siccome è cambiato completamente tutto, oggi sarebbe irrealizzabile. Il mercato e ciò che lo circonda sono diventati “internazionali” e le società non possono essere fuori da questo»

Altra impresa memorabile della sua carriera, la qualificazione in Europa League con l’Empoli nel 2007. Si instaurò un ambiente in cui tutto riusciva facile..

«Si, altrimenti non fai niente. Mi sono accorto che potevamo fare il “botto” a 6-7 partite dalla fine: ho parlato ai ragazzi in campo dicendogli “secondo me se non facciamo c*****e, e non diciamo niente a nessuno secondo me noi ce la giochiamo!” E alla fine siamo andati in Europa»

In conclusione, un ricordo di Emiliano Mondonico a 3 anni dalla sua scomparsa

«Abbiamo fatto il militare assieme! Emiliano era troppo…pazzo scatenato. Personaggio unico, anche da giocatore era eclettico ed ha tirato fuori anche da allenatore questa sua fantasia, il modo di comportarsi. Lo ritengo uno degli allenatori tra i più bravi a leggere le partite, se non il più bravo. La maggior parte delle volte all’inizio sbagliava la formazione, ma la partita la metteva a posto perché la leggeva benissimo, aveva delle intuizioni pazzesche»

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