Il Calcio ai tempi del Covid-19: De Zerbi zittisce tutti!

In un momento in cui le polemiche si susseguono e il calcio arranca e perde di credibilità la scelta del Sassuolo fa sperare che qualcosa di buono ancora ci sia per risollevare questa nera stagione, almeno a livello comunicativo.

Nel sabato pomeriggio prepasquale di campionato si è verificato l’ennesimo episodio paradossale che solo in un sistema totalmente disorganizzato senza punti di riferimento e nel quale chiunque pretende di poter dire la sua senza presentare alcuna soluzione ai problemi può verificarsi.

Infatti, come già abbiamo avuto modo di vedere qualche settimana fa, il sistema anticovid messo in piedi per permettere un fantomatico “regolare svolgimento” del campionato ha delle falle di tipo tecnico e pratico che a certi livelli non avrebbero minima ragion d’essere!

C’è però anche un aspetto mediatico da considerare; tutti siamo capaci di criticare, inveire contro chi sbaglia o cerca la soluzione “meno peggiore” (invece che la migliore) pur di stare dalla parte del sicuro e per accaparrarsi meno responsabilità possibili, ma nessuno sa riconoscere i meriti degli altri…neanche nel calcio (a meno che non si tratti di vittorie sul campo).

La scelta di De Zerbi e dei dirigenti del Sassuolo

Il diretto interessato si chiama Roberto De Zerbi, nasce a Brescia il 6 giugno 1979, cresce calcisticamente nel settore giovanile del Milan poi gira parecchio tra nord e sud Italia (prima Padova poi Monza, Como poi giù da Avellino fino a Catania per approdare poi al Napoli e finire carriera a Trento). Trequartista di natura adattabile come ala sinistra e all’occorrenza pure seconda punta; insomma un calciatore di tutto rispetto, mai salito all’onore delle cronache, a volte bistrattato, ma un gran signore in campo e fuori.

Da qualche anno è la vera rivelazione nella categoria degli allenatori, giovane, intelligente dentro e fuori dal campo, capace di plasmare totalmente la sua squadra, ormai da qualche anno non più rivelazione del campionato, ma vera e propria compagine capace di dar filo da torcere a chiunque grazie alle intuizioni e al coraggio di De Zerbi stesso, che ha saputo crescere e far affermare fior fior di giocatori…ah ITALIANI, no così giusto per dire…

Nel sabato pasquale di campionato mister De Zerbi ha fatto una vera “giocata” con la quale questa volta non ha disorientato solo l’avversario, ma tutta l’opinione pubblica che ruota attorno al pallone. Ha infatti deciso di non convocare due giocatori reduci dal ritiro con la Nazionale di Mancini. I due calciatori in questione (Manuel Locatelli e Giacomo Ferrari) nel rientro dall’ultima trasferta della Nazionale sono venuti a contatto con i membri del gruppo squadra risultati positivi al Covid-19. I due calciatori neroverdi hanno anch’essi eseguito i tamponi di rito una volta rientrati in Italia i quali sono risultati negativi, tuttavia, De Zerbi e la società hanno deciso che non avrebbero preso parte alla spedizione nella capitale.

Conseguenze

Mai decisione fu più nefasta! Eh si…perché non appena il mister, in conferenza pre-partita, comunica quanto deciso scattano immediatamente le polemiche! De Zerbi ed il Sassuolo vengono accusati di voler falsare il campionato; “la squadra, ormai salva e fuori dalla lotta per l’Europa League non ha più niente da dire”; “il Sassuolo spiana la strada alla Roma”; “si prospettano partite sotto il segno della melina per i neroverdi” e bla bla bla verrebbe da aggiungere.

Ovviamente tutto ciò non poteva passare inosservato per De Zerbi e per i dirigenti emiliani. Ecco che quindi mister De Zerbi, mettendo da parte la sua natura di attaccante presenta una vera e propria arringa difensiva ai microfoni di Skysport nel postmatch: “Comportarsi secondo la propria coscienza ed essere additati di falsare il campionato è qualcosa che può accadere solo nel calcio. In passato abbiamo escluso Defrel perché aveva avuto un contatto con un positivo, lo stesso è accaduto per Chiriches. Per coerenza e correttezza era giusto escludere Locatelli e Ferrari perché erano stati dentro un focolaio”. Continua -“E’ anche giusto che tutti facciano la loro parte. Se le ASL di Milano o Torino, per 4-5 positivi, bloccano una partita, mi dovete spiegare perché la scelta nostra sia discussa. Noi abbiamo ancora l’ambizione di arrivare settimi, abbiamo dei premi se arriviamo ottavi, non vogliamo passare dieci partite in vacanza con infradito e costume. Di fronte a una scelta giusta mi ha dato fastidio passare per quelli che avrebbero potuto dare uno sviluppo non regolare al campionato”.

Risultato

Con queste parole De Zerbi ha messo a tacere ogni polemica, ha centrato il punto: ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità! E invece? Invece, ancora una volta, abbiamo assistito a un episodio che sa di ridicolo. Il Sassuolo decide di affrontare una partita contro una squadra del calibro della Roma senza due interpreti imprescindibili quali sono Locatelli e Ferrari nel modulo e nel modo di giocare pensato da De Zerbi e qualcuno ha il coraggio di azzardare al complotto. Già le assenze sicure di Caputo e Berardi avranno messo in apprensione il mister, decidere di privarsi anche di altri due titolarissimi è da scellerati, calcisticamente parlando. Tutto ciò non conta, il Sassuolo ha fatto una scelta, ha pensato di tutelare la salute dei due ragazzi, di tutto il suo gruppo squadra e persino degli avversari. Il comportamento dei neroverdi è stato esemplare poiché ha dimostrato che forse l’unico protocollo utile affinché l’intero sistema possa funzionare è quello dettato dal BUON SENSO. Se Locatelli e Ferrari fossero scesi in campo regolarmente, al netto dell’espandersi del focolaio azzurro anche in questi due giorni, cosa sarebbe successo se l’indomani della partita i due calciatori fossero risultati positivi al test molecolare? A quel punto l’intero Sassuolo avrebbe dovuto sottoporsi a tampone e forse altri soggetti sarebbero risultati positivi. E la Roma? Uguale! Conseguenze sarebbero state l’isolamento degli infetti e magari rinvio dei successivi incontri per le due squadre e ulteriori polemiche e accuse! No grazie, non ce n’era bisogno per molti, moltissimi motivi.

Lo stesso discorso potrebbe valere per la decisone presa da Pirlo e dai dirigenti della Juventus; punire con la non convocazione Mckennie, Dybala e Arthur per aver violato le norme anticontagio è stata una scelta mediatica. La società ha voluto dare un segnale positivo pur mettendosi in serie difficoltà sul piano tecnico, ma l’ha fatto in ragione che a quella festa avevano preso parte estranei che sicuramente non erano monitorati sotto l’aspetto salutare quanto i tre giocatori e così facendo ha evitato ogni rischio, suo andando contro al mantra del “fuori dal campo i calciatori sono liberi cittadini”, degli altri calciatori bianconeri e ancora una volta anche degli avversari. Basterebbero poche regole, facili da applicare, un controllo preciso e il resto è puro buon senso nel calcio come nella vita quotidiana!

di ALVISE GUALTIERI