L’accusa: “Nei settori giovanili vietano i dribbling e cacciano via i veri talenti”

Fonte: www.calciomercato.com (lettere a un procuratore)

Gentile Procuratore,

sono l’ennesimo papà (ne sono consapevole) che scrive per lamentarsi del trattamento ricevuto dal proprio figlio da parte del responsabile di un importante settore giovanile professionistico di serie A. Questi i fatti in sintesi: porto mio figlio all’allenamento (prova) e, dopo una prima parte di lavoro atletico, inizia la partitella. Sono in tribuna a godermi lo spettacolo: mio figlio fa giocate pazzesche, dribbling stretti, tiri da fuori area, rovesciate (ben 3 in mezz’ora), colpi di tacco e tanti altri numeri da giocoliere. Annoto sul mio taccuino: 3 gol realizzati e 5 assist. Sono al settimo cielo perché leggo negli occhi di mio figlio la felicità di aver fatto il miglior provino della sua vita. Dopo la doccia gli vado incontro e lo trovo raggiante, orgoglioso, sicuro di aver fatto bene. Nel frattempo mi si avvicina un responsabile tecnico della società e mi gela con questa frase: “suo figlio ha troppo estro per giocare in questa squadra”. Argomenta che non ha qualità tattiche, che è troppo indisciplinato e individualista e chiosa così: “per diventare un calciatore deve limitare le giocate di fantasia, i dribbling e, soprattutto, i tiri da fuori frutto dell’istinto e non di un sistema di gioco. Il calcio è uno sport di squadra e i calciatori devono essere al servizio della squadra e non il contrario!”. Mi stringe la mano, mi dà una pacca sulla spalla e si congeda da me con un “in bocca al lupo” che ha il sapore della beffa. In macchina al ritorno verso casa non ho avuto il coraggio di dire niente a mio figlio. Voglio aspettare il momento giusto per dirgli la verità che infrangerà il suo sogno.

Come spiegare a mio figlio che il provino non l’ha superato perché troppo estroso? A chi mi devo rivolgere ora, visto che mio figlio è rimasto senza squadra e siamo già a metà settembre?

Mi chiamo Lauro e sono di Cosenza. Grazie per l’attenzione.

Gentile Lauro,

la sua lettera mi è arrivata nella notte con un messaggio (che qui ho dovuto accorciare per ragioni di spazio) pieno di contenuti e riflessioni interessanti. Non conoscendo suo figlio (calcisticamente) non posso permettermi di esprimere un giudizio, positivo o negativo, su quanto da lei denunciato (non ero presente al provino per poter dare una valutazione obiettiva!). Un dato è, tuttavia, certo: nelle scuole calcio e nei settori giovanili di squadre dilettantistiche e professionistiche vengono sempre più tarpate le ali della fantasia (si vieta il dribbling, per esempio!) ai ragazzi dotati di estro e tecnica; e ciò in quanto le caratteristiche più ricercate dagli scout e dagli allenatori sembrerebbero essere diventate la struttura fisica e le c.d. capacità condizionali (forza, resistenza, velocità).

Non si corre il rischio così facendo di formare un esercito di grandi atleti e di pochi calciatori? La risposta a tutti voi nella speranza che sul tema possa nascere un dibattito fervido di contenuti costruttivi per tutti, addetti ai lavori e non!

Avv. Jean-Christophe Cataliotti (Agente Sportivo)

Ma come imparare a riconoscere il valore tecnico dei giovani calciatori?

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