Un nonno accusa: “La crisi del calcio italiano è da imputare alla sedentarietà dei ragazzi di oggi!”

Fonte: Lettere a un procuratore (www.calciomercato.com)

Gentile Procuratore,

sono un nonno milanese di 74 anni con un nipotino di 9 anni che gioca a calcio in una squadretta del nostro quartiere. Sono stato io a iscriverlo alla scuola calcio in quanto stufo di vederlo sempre in casa con il cellulare dei genitori in mano e attaccato alla play station tutto il giorno. A calcio non so se sia bravo o meno, ma almeno ci va volentieri e sembra anche divertirsi. Io ai miei tempi giocavo al pallone tutto il giorno nei cortili di casa, in mezzo alla strada, ovunque. Con me sono cresciuti giovani calciatori che poi sono diventati anche dei professionisti di Inter e Milan. Oggi mi pare, invece, ed è questo il motivo per cui scrivo, che i ragazzi stiano troppo rintanati nelle loro case che sono diventate delle campane di vetro dove rifugiarsi dai pericoli della strada. Ma, a mio sommesso avviso, è molto più pericoloso vivere attaccati a un telefonino e soprattutto a internet e ai social network piuttosto che correre tutto il giorno con un pallone tra i piedi. I ragazzi di oggi sono diventati troppo sedentari, hanno la pancetta a 12 anni e se fanno una partitella con gli amici non sono minimamente coordinati. In tutto questo ritengo che ci sia la complicità negativa anche del nostro sistema scolastico che concede solo un’ora di educazione fisica alla settimana ai nostri ragazzi. Per arrivare a una conclusione, ritengo che la causa maggiore della crisi calcistica italiana sia da ricercare nella sedentarietà dei giovani di oggi! La tecnica una volta si imparava giocando 6 ore al giorno! Alfonso

Gentile Alfonso,

ha detto tutto Lei; io non posso che condividere ogni parola, comprese le virgole.

JC Cataliotti

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