Bologna, 28 settembre 2021, Walter Sabatini: “l’ultima sigaretta…”

 

È stato tutto inutile, tante parole e pochi fatti (anzi risultati), ci abbiamo provato anche noi a ricercare i punti forti e gli aspetti postivi del Bologna di quest’anno, ma niente, anche questa forsennata ricerca volta a donare una barlume di speranza ai tifosi rossoblu è stata vanificata da un’ulteriore a dir poco squallida prova in una oramai quasi inusuale domenica pomeriggio di campionato di Serie A.

Empoli, ore 17 circa, il tabellone dello stadio Carlo Castellani riporta il risultato finale della partita; Empoli 4 – Bologna FC 2.

Nulla di strano verrebbe da dire se fosse una normale partita di pallone, una squadra vince, l’altra perde. Purtroppo non è così, questa doveva essere la partita della svolta per i ragazzi di Sinisa Mihajilovic i quali erano chiamati ad una prestazione impeccabile per portare a casa tre punti fondamentali contro una diretta concorrente per la salvezza e per placare le ferventi polemiche che da settimane assalgono il centro tecnico Galli a Casteldebole.

Così non è stato e ancora una volta capitan Soriano e compagni devono leccarsi le ferite, ingoiare il boccone amaro e fare ritorno in una Bologna sconsolata e arrabbiata allo stesso tempo. Il Presidente Joe Saputo, rimasto in Italia per assistere alla partita e per rimettere in ordine i conti e dare un segnale a tutta la compagine societaria (erano in programma dei summit con l’apparato amministrativo), è su tutte le furie. Si è reso conto che i suoi sforzi economici messi in atto durante questi anni, in particolare nell’ultima sessione di calciomercato, non sono stati sfruttati a dovere dalla squadra e da chi assembla la squadra.

Alla prima di campionato fatichi a battere una squadra neopromossa come la Salernitana (subendo già due gol) puoi anche dare la colpa alla condizione fisica non perfetta dei giocatori, se poi alla seconda pareggi 0 a 0 a Bergamo contro un’Atalanta stellare che dopo poco più di un mese andrà a giocare a Manchester contro i Red Devils di Pogba e Cristiano Ronaldo, alla terza fai tre punti in casa contro un Hellas Verona che vedrà esonerato il proprio allenatore la settimana dopo può farti accennare un sorriso, ma nulla di più, poiché si spegnerà immediatamente dopo pochi giorni perché arrivato a San Siro per giocarti una partita proibitiva (per carità) contro la favorita alla vittoria del tricolore, l’Inter di Simone Inzaghi prendi una “saccagnata” di quelle che fai fatica a dimenticare, 6 a 1 ed è subito Wibledon…a no…è sempre San Siro…vabbè, è l’Inter..ci sta. No, perché se poi pareggi 2 2 a 2, seppur dominando la partita sul piano del gioco e del possesso palla, contro un Genoa che nulla ha di più rispetto a te e poi perdi a dismisura con un Empoli che forse è addirittura inferiore a te vuol dire che qualcosa di particolarmente evidente proprio non quadra. Soluzione? Ritiro per una settimana…servirà?

I presidenti delle squadre di Serie A ci hanno insegnato che in situazioni del genere la prima testa a saltare è quella dell’allenatore; non nel caso del Bologna perché Mihajilovic, anche se non sappiamo per quanto (La Gazzetta dello Sport riportava nei giorni scorsi di una telefonata cautelativa ed interlocutoria da parte della dirigenza felsinea a Sir. Claudio Ranieri),  è ancora seduto li.

L’unica testa saltata è quella di un certo Walter Sabatini. Ad essere precisi la testa non è saltata si è semplicemente girata dall’altra parte. Infatti, Sabatini, da grande signore del calcio e uomo di calcio di altri tempi ha deciso in maniera netta e silenziosa di farsi da parte. Come ci ha insegnato dall’inizio della sua carriera da dirigente quando capisce che forse qualcosa si è rotto e che il suo prezioso aiuto non serve più non si lascia andare a tanti sproloqui e dichiarazioni di compassione, si alza dalla sua scrivania, anzi dalla sua poltrona della tribuna perché Walter era è e sempre sarà uomo di campo, uno di quei dirigenti che deve vedere, annusare, toccare il sapore dell’erba del campo, e quatto quatto educatamente saluta e se ne va. Anche questa volta non ha esitato, ha assistito alla disfatta bolognese in Toscana e con un commento secco rivolto a qualcuno sotto di lui in tribuna che lo interpellava ha espresso la sua perplessità in merito alla squadra.

Ancora una volta Sabatini ha dato dimostrazione di cosa vuol dire amare il proprio lavoro, amare il calcio e rispettare chi ti permette di lavorare; Sabatini a Bologna è arrivato in cerca di riscatto dopo le esperienze non troppo fortunate di Milano sponda neroazzura dove vicissitudini societarie e una carenza di interesse degli amministratori hanno reso il lavoro del DS molto complessa e frustrante; poi la Sampdoria…poca roba anche li. Bologna doveva essere il suo nuovo trampolino di lancio; ciò che gli era stato prospettato però non si è avverato; Sabatini non ha mai potuto lavorare in libertà dando sfogo alle sue infinite doti di Direttore Sportivo e Scout insieme, quelle doti che gli permisero di creare un Palermo che a rileggere la squadra oggi ti mette i brividi; quella sfacciataggine che ti fa acquistare a Roma un certo Marcos Aoàs Correa, in arte Marquinhos, dal Corinthias per circa 3 milioni e poi te lo fa rivendere un anno dopo a dieci volte tanto al ricco Paris Saint Germain che oggi l’ha reso pure capitano. Questo è Walter Sabatini.

Il genio, la follia, la tenacia e il menefreghismo queste sono doti che ti permettono di essere Walter Sabatini; uomo d’altri tempi, amante del calcio perché, citando Pasolini come ha fatto quando giunse per la prima volta sotto le due Torri “…il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo (…) il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”. Sabatini è stato un vaccino contro un calcio infetto, sporco, corrotto che si è diffuso negli anni. Un uomo puro, semplice che ha sempre messo da parte i favoritismi e il perbenismo, ha sempre espresso il suo parere contrastante perché seguire la massa è facile e conveniente e l’ha sempre fatto più per sé stesso che per altri, per non macchiare la sua fama di uomo vero e di amante del suo lavoro. Una amore per il pallone viscerale quello di Sabatini, un amore che gli ha donato forza anche nel momento più difficile della sua vita quando dovette fare i conti con un male terribile che forse l’ha reso ancora più forte e conscio di quanto sia importante la purezza e la semplicità. Credere in quello che si fa, lottare per ottenere quello che si vuole alla fine ripaga…per rendere la questione più leggera  e ritornare al calcio pensate ad un certo Josip Ilicic…

Ovunque sia stata accesa una sigaretta, ovunque sia caduta la sua cenere ciò che resta è un lavoro egregio, serio, svolto con passione e per servire al meglio chi lo commisionava, questo è Walter Sabatini.

Più volte ha avanzato l’idea di smettere con il calcio per svariati motivi, ma Walter Sabatini è lo Zeno del nostro calcio e si sa “l’ultima sigaretta” sarà sempre seguita da un’altra…

A Bologna non è andata come sperava a causa di una società a dir poco affollata; Bigon direttore sportivo con Di Vaio in area tecnica e un Fenucci che forse è troppo influente cosa poteva fare un uomo impulsivo e libero come Walter Sabatini? Come poteva dare sfogo alle sue intuizioni, alle sue idee  e ai suoi colpi di genio che hanno reso la sua carriera una delle più importanti nel panorama dei dirigenti sportivi?

di ALVISE GUALTIERI